Cremlino Di Mosca

Il Cremlino di Mosca, il più famoso dei Cremlini, è una cittadella fortificata posta nel centro geografico e storico della città di Mosca, sulla riva sinistra del fiume Moscova, sulla collina Borovickij. È la parte più antica della città ed è sede delle istituzioni governative nazionali della Russia, nonché uno dei più importanti complessi artistici e storici della nazione.
Quello di Mosca non è l'unico cremlino della
Russia, benché all'estero quello moscovita sia il Cremlino per antonomasia. La parola russa кремль (cirillico russo per kreml') significa fortezza e sono molte le città russe sviluppatesi nel corso della storia attorno al proprio cremlino.
La parte occidentale del Cremlino è circondata dai '
'giardini di Alessandro (Александровский сад), uno dei primi parchi pubblici moscoviti.

Storia
I primi insediamenti umani nel territorio che oggi ospita il Cremlino risalgono all'
età del bronzo (secondo millennio a.C.). Sul sito dove oggi sorge la basilica dell'Arcangelo (Архангельский собор) sono stati rinvenuti reperti di un insediamento risalente alla prima età del ferro (seconda metà del primo millennio a.C.).
Il Cremlino nacque come
fortificazione dell'insediamento che sorgeva sulla collina Borovickij, in prossimità della confluenza del torrente Neglinnaja nella Moscova. Le più antiche menzioni del Cremlino negli almanacchi dell'epoca risalgono al 1147. Le prime fortificazioni vengono erette nel 1156, per una lunghezza complessiva di circa 700 metri. Dal 1264 diviene la residenza dei principi di Mosca.
Nel
XIV secolo il territorio del Cremlino si allarga attraverso la realizzazione di palizzate di tronchi di quercia che nel 1367 verranno sostituite da mura e torri di pietra bianca.
Fra i
secoli XIII e XIV furono costruite le prime chiese in pietra e durante la seconda metà del XV secolo l'intero Cremlino viene ricostruito con la partecipazione di architetti italiani. Il suo centro divenne la "piazza delle basiliche" (Соборная площадь), delimitata dalla basilica Uspenskij (Успенский собор, 147579), dalla basilica Blagoveščenskij (Благовещенский собор, 148489), dal Palazzo Granovitij a cura degli architetti italiani Aristotile Fioravanti, Marco Ruffo e Pietro Antonio Solari (Грановитая палата, 148791), dalla basilica dell'Arcangelo (Архангельский собор, 150508) - cripta dei principi e degli zar russi - e dal campanile Ivan Velikij (колокольня Ивана Великого).
Negli anni
148595, sotto Ivan III, furono ricostruite le strutture fortificate. Comparvero nuove mura e torri, più alte e più spesse delle precedenti, di mattoni rossi. Negli anni 1508 - 16, sul luogo oggi occupato dalla Piazza Rossa fu scavato un fosso, riempito con l'acqua del torrente Neglinnaja. Il Cremlino divenne una fortezza pressoché inespugnabile, circondata dall'acqua su tutti i lati.
Tra i secoli
XVII e XIX vi vengono costruiti edifici non religiosi e l'insieme della cittadella raggiunge una sua logica completezza. Nel 163536 viene costruito il palazzo Teremnoj (Теремной дворец) accanto al Palazzo Granovitij. Nel XVII secolo le torri del Cremlino vengon completate ed assumono quello che è il loro aspetto odierno.
Nel periodo
1702-36 viene costruito il grande palazzo dell'arsenale, alla direzione gli architetti D. Ivanov e Kh. Konrad e la supervisione di Mikhail Ivanovič Čoglokov. Tra il 1776 ed il 1787 viene eretto il palazzo del Senato, i lavori furono diretti da Matvej Fëdorovič Kazakov.
Nel
1812 Mosca e il Cremlino sono assediati dall'esercito di Napoleone Bonaparte. Ritirandosi, Napoleone diede l'ordine di minare e far saltare tutte le costruzioni del Cremlino. Benché la maggior parte delle cariche non esplose, le perdite furono comunque notevoli: crollarono le torri Vodovoznaja, Petrovskaja e Pervaja bezimjannaja, furono danneggiate seriamente la torre dell'arsenale e l'area prospiciente il campanile Ivan Velikij. La ricostruzione dei danni occupò vent'anni di lavori, dal 1815 al 1836.
L'idea di costruire il
Grande Palazzo del Cremlino (Большой Кремлёвский дворец) nasce a metà del XVIII secolo. Il palazzo sorge sulla pendice meridionale del colle, disposto parallelo al fiume. Vengono presentati per la sua realizzazione diversi progetti, opere degli architetti V. I. Baženov, Matvej Fëdorovič Kazakov, A. N. L'vov e V. P. Stasov, ma solo il progetto di Konstantin Adreevič Ton viene accettato e realizzato negli anni 183949. Suo anche il progetto del Palazzo dell'Armeria, l'Oružejnaja palata (Оружейная палата), costruito negli anni 184451.
Con l'avvento dell'Unione Sovietica il Cremlino diventa uno dei simboli del nuovo corso, tra il
1935 ed il 37, le aquile bicipiti poste sulla sommità delle principali torri del Cremlino (Spasskaja, Nikolskaja, Troickaja, Borovickaja e Vodovosnaja) vengono sostituite da stelle a 5 punte di rubino del diametro di 3 - 3,75 metri. Negli anni 195961 viene costruito il Palazzo dei congressi del Cremlino (Кремлёвский Дворец съездов), oggi "Palazzo statale del Cremlino" (Государственный Кремлёвский дворец).
Dal
1955 il Cremlino è stato aperto ai visitatori, diventando un museo a cielo aperto.
Nel
1990 l'UNESCO dichiara il Cremlino patrimonio dell'umanità.

Architettura del Cremlino
Mura e torri
Le attuali cinta murarie e torri sono state costruite tra il 1485 ed il 1495. L'intero sviluppo delle mura è di 2235 metri, l'altezza varia tra i 5 e i 19 metri, lo spessore tra i 3,5 ed i 6,5 metri. Le mura delimitano un'area di forma triangolare irregolare.
Lungo le mura sono disposte venti torri. Le tre che occupano i vertici del triangolo hanno sezione rotonda, le altre quadrata. La torre più alta, la Spasskaja, è alta 71 metri.

Neuschwanstein

Il castello di Neuschwanstein (in tedesco Schloss Neuschwanstein, in italiano Il Nuovo Castello della Pietra del Cigno) è un castello costruito alla fine del XIX secolo e situato nel Sud-ovest della Baviera nei pressi di Füssen, nella località di Schwangau, di fronte all'altro castello di Hohenschwangau. È il monumento più visitato della Germania e il castello più fotografato d'Europa.
Negli ultimi anni è stato proposto per le
sette meraviglie del mondo moderno.

Storia Il castello nel suo complesso si estende per 6.000 metri quadrati articolati su 4 piani e numerose torri, alte anche 80 metri. La posizione del castello è sommamente scenografica: ai piedi di una montagna, poco distante da un lago, sul ciglio di una gola vertiginosa e in vista di un altro castello, immerso nella foresta.
La costruzione iniziò sotto il re
Ludovico II di Baviera conosciuto anche come "Il re matto Ludovico". Il castello trae il suo nome da Lohengrin, il Cavaliere del Cigno (Schwanritter) dell'opera di Richard Wagner e fu progettato dall'architetto Eduard Riedel, e dagli scenografi Christian Janck e G. Dollmann, sotto la stretta supervisione del Re committente. Infatti il castello può essere considerato un monumento dedicato al compositore, amico e idolo del Re, che considerava l'opera di Wagner quasi alla stregua di una religione. Fra le abitudini del Re c'era quella di assistere da solo a teatro alle rappresentazioni delle opere di Wagner, che conosceva a memoria. Tuttavia, Richard Wagner non visitò mai il castello di Neuschwanstein.
Tutte le sale sono decorate con motivi wagneriani ad eccezione della sala del trono. Pur essendo priva del trono (
Ludovico II di Baviera morì prima che il trono venisse completato), la sala possiede un'atmosfera sacrale a somiglianza di una cappella palatina. I motivi decorativi sono ispirati dall'arte bizantina.
Una delle stanze del castello riproduce, in maniera molto realistica, una grotta con tanto di
stalattiti e stalagmiti e, durante il regno di Ludovico II di Baviera, una cascata.
Re Ludovico II era un re bavarese amante della bella vita, disinteressato alla politica, spendaccione e sognatore. Impegnò tutto il suo patrimonio nella costruzione del castello, sovraintendendo ai lavori direttamente dal castello in cui ha trascorso l'infanzia, il vicino castello di Hohenschwangau. Nonostante ciò egli abitò per poco tempo e molto di rado in questa residenza. Diverse parti del castello mostrano elementi architettonici volutamente incompiuti oppure installazioni del gusto baroccheggiante. Venne dichiarato pazzo dal Consiglio di Stato (senza nemmeno una visita medica), fu imprigionato e da lì a breve affogò, a soli 41 anni, in circostanze mai del tutto chiarite.
Ludovico, sospettando il complotto a suo danno, ordinò al custode del castello di interdire le visite dei curiosi dopo la sua morte. Il castello di Neuschwanstein doveva essere infatti una residenza riservata al re e ad una ristrettissima cerchia di persone. Poche settimane dopo la morte del sovrano, il castello aprì le sue porte ai visitatori. È tutt'ora uno dei luoghi più visitati della Germania, in ogni stagione dell'anno.
Vicino a Neuschwanstein si trova la gola di Pollat, sormontata da un ponte (Marienbrücke) alto 90 metri dal quale si può godere di una splendida vista sul castello e sulle montagne bavaresi.
Ha ispirato i castelli delle favole di
Disneyland, che lo prese a modello per alcuni tra i suoi più celebri film d'animazione: "Biancaneve e i sette nani", "Cenerentola", "La bella addormentata nel bosco".

Informazioni




Neuschwanstein è aperto da aprile a settembre dalle 9 alle 18 e da ottobre a marzo dalle 10 alle 16.
I biglietti non si acquistano direttamente al castello ma nel Ticketcenter (ai piedi del castello). La biglietteria apre alle 7.30 (aprile-settembre) e alle 9 (ottobre-marzo); vista l'alta affluenza di turisti, conviene arrivare al mattino presto per evitare lunghe code (soprattutto nei mesi estivi). Un biglietto cumulativo permette di visitare anche il vicino e più antico castello di Hohenschwangau, dove Ludwig trascorse gran parte della sua infanzia e giovinezza.
Si può salire al castello a piedi (circa 40 minuti), in carrozza o con un piccolo bus (mezzo più veloce).

Allianz Arena


L'Allianz Arena è uno stadio di calcio situato alla periferia settentrionale di Monaco di Baviera, in Germania.
Le due squadre più importanti di calcio di
Monaco di Baviera, ovvero il Bayern Monaco e il TSV 1860 Monaco, hanno incominciato a giocarci dalla stagione calcistica 2005/2006 e si sono divisi a metà i costi della costruzione[1]. Entrambe le squadre giocavano in precedenza allo Stadio Olimpico di Monaco; il Bayern Monaco dal 1972 e il TSV 1860 Monaco dagli anni novanta.
Il gruppo
Allianz, una grande industria finanziaria, ha comprato i diritti sul nome per 30 anni. Lo stadio è stato anche chiamato FIFA World Cup Stadium Munich durante il Campionato mondiale di calcio 2006. Il Bayern Monaco è anche obbligato a chiamare lo stadio Munich Arena durante competizioni europee come la UEFA Champions League e la Coppa UEFA a causa dei voleri della UEFA.
Poco dopo la sua costruzione, la sua forma particolare ha dato all'Allianz Arena il soprannome, Schlauchboot (
Gommone).

Descrizione generale dell'impianto
In occasione dei preparativi per i
Campionati del Mondo di calcio del 2006, fu avviata da parte delle istituzioni pubbliche bavaresi, congiuntamente alle due principali società calcistiche cittadine, una verifica per l'attuazione di un profondo intervento di recupero ed adeguamento normativo-funzionale dell’esistente Olympiastadion (progettato da Frei Otto e Günther Benisch per i giochi Olimpici del 1972) al fine di conformarlo ai requisiti normativi della FIFA. Tale indagine portò alla constatazione, con la consulenza dello stesso Behnisch, dell’impossibilità di trasformare l’impianto esistente in uno stadio adeguato agli attuali standard prestazionali. Il concorso ad inviti, concluso nel 2001, vide ricadere la scelta sul progetto degli svizzeri Herzog & de Meuron. L’intervento, collocato nella periferia nord della città, oltre al progetto dello stadio, coinvolge un’ampia zona limitrofa rivisitandone i percorsi e le destinazioni d’uso. Si è creato per lo stadio una sorta di boulevard verde attrezzato con percorsi pedonali, ciclabili, spazi gioco per i bimbi, chioschi e zone per l’allestimento di piccoli spettacoli all’aperto. Inferiormente a tale boulevard vi è il più grande parcheggio coperto d'Europa, spazi commerciali, punti di ristoro e spazi diversificati per lo svago ed il tempo libero. Lo stadio, che prende il nome dalla multinazionale Allianz, principale finanziatore dell’impianto, è concepito come impianto destinato al solo calcio, ma al tempo stesso ampiamente utilizzato, in segmenti temporali indipendenti dallo svolgimento di manifestazioni sportive, con la presenza di sale conferenza, ristoranti, negozi sportivi, spazi per l’intrattenimento, kinder-garden, ecc…
I 69.901 posti a sedere si sviluppano su tre anelli di uguale capienza ma diversa pendenza, il livello più basso, leggermente rialzato dal piano del terreno di gioco, ha una pendenza maggiore (24°) per garantire una migliore visione. I tre anelli, di cui solamente due visibili all’esterno, sono organizzati su sette livelli, i due livelli inferiori sono una sorta di prosecuzione dell’adiacente parcheggio, mentre il terzo livello rappresenta la naturale prosecuzione del boulevard esterno. La distribuzione tra i vari livelli avviene con 16 corpi scala collocati sulla parte esterna, a ridosso della facciata, che permettono di accedere al disotto delle tribune e quindi agli spalti in modo radiale.

L'esterno dello stadio durante il giorno
Nel primo livello trovano posto le zone di accoglienza vip, i locali destinati agli addetti ai lavori (sala stampa, zona mista per le interviste, locali per i funzionari della sicurezza, infermerie), quelli destinati agli atleti (spogliatoi, palestre e sale massaggi) ed una zona di parcheggio riservata. Il secondo livello è totalmente destinato a parcheggi per gli addetti ai lavori con l’esclusione di una piccola area destinata all’accoglienza vip. Il terzo livello rappresenta la prosecuzione naturale del boulevard esterno con l’inserimento di 16 “isole” destinate a chioschi, negozi, ed ai servizi igienici. Nel quarto e quinto livello trovano posto locali riservati all’area vip, sale conferenza, al catering ed ai negozi delle due società calcistiche che utilizzano l’impianto. Il sesto livello rappresenta il diretto prolungamento dei due inferiori con la differenza di offrire la diretta percezione dello spazio di gioco creando così 106 palchi riservati per 1.200 spettatori con visione contemporanea del campo di gioco e la fruizione di servizi privilegiati. Al settimo livello sono riproposte le 16 isole destinate a chioschi ed ai servizi igienici oltre alla distribuzione all’ultimo anello.
La struttura principale dell’impianto è in
calcestruzzo armato gettato in opera combinato con elementi prefabbricati che costituiscono i solai e le gradinate. La copertura è invece realizzata con struttura metallica a traliccio disposta in modo radiale aggettante e permettendo così l’assenza di elementi di sostegno che possano disturbare la visione da qualsiasi punto delle gradinate. Il paramento, sia verticale che superiore, è costituito da cuscini pneumatici in membrana trasparente (politetrafluoroetilene o PTFE) indeformabile, ignifugo e resistente. Ognuna delle 2.874 losanghe è dotata d’illuminazione artificiale interne di tre diversi colori secondo la squadra che utilizza l’impianto: colore bianco per le gare della Nazionale tedesca, colore rosso per le gare del Bayern Monaco e colore blu per le gare del Monaco 1860. Sul livello di copertura 24 “cuscini” dispongono di un sistema di sollevamento tale da garantire la ventilazione.

Palazzo Madama




Palazzo Madama è l'edificio romano dove ha sede il Senato della Repubblica Italiana.
La storia dell'attuale sede del Senato inizia sul finire del
XV secolo, sotto il pontificato di Sisto IV, nei tempi in cui Roma da borgo medievale si apprestava a divenire una città moderna. Il terreno in cui sorge Palazzo Madama - sul quale, all'epoca, erano ancora visibili vestigia romane e torri medievali - era appartenuto per quasi cinque secoli ai monaci benedettini di Farfa. Questi lo cedettero al governo francese che, a sua volta, donò al suo tesoriere, nonché vescovo di Chiusi, Sinolfo Ottieri di Castell'Ottieri, parte del terreno compreso fra la torre dei Crescenzi e le Terme di Alessandro, sul quale venne fondato il nucleo originario del Palazzo. L'edificio venne portato a compimento nel 1505 dal cardinale Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e futuro Papa Leone X, che ne fece la sede romana dell'influente famiglia ed uno dei centri di irradiamento della cultura umanistica. Vi soggiornò spesso Caterina de' Medici, futura regina di Francia e illustre protagonista della scena politica europea del ventennio successivo alla morte del marito Enrico II, avvenuta nel 1559.
Ma colei che doveva legare il suo nome al Palazzo fu
Margherita d'Austria che, rimasta vedova del primo marito Alessandro de' Medici, sposò in seconde nozze Ottavio Farnese e soggiornò a lungo nel Palazzo: fu allora che esso assunse il nome che ancor oggi conserva. Ad essa si ascrive l'apposizione, nel soffitto a cassettoni della sala detta dello Struzzo, di uno scudo che vede il consueto stemma mobiliare mediceo sormontato da uno struzzo, nel quale si sarebbe dovuto leggere il gioco di parole tra le parole Autriche (Austria) e autruche (struzzo): simbolo del passaggio del palazzo (e del casato) dalla sfera d'influenza francese a quella austriaca.
Di area germanica fu del resto la seconda madama cui il palazzo ricollega i suoi fasti, cioè
Violante Beatrice di Baviera che vi risiedette dal 1725 alla morte.
Con la decadenza politica dei
Medici e l'estinzione della casata, il Palazzo passò ai Lorena e, più tardi, a Papa Benedetto XIV, che ne fece la sede del governo pontificio. Fu forse per questo utilizzo amministrativo - più che per un ritorno alla pur persistente vocazione francofila (il palazzo restava nell'insula di San Luigi dei francesi) - che Palazzo Madama ospitò l'ufficio centrale della Repubblica franco-romana nel 1798-99.
Negli anni successivi vi furono installati, fra l'altro, gli uffici del tribunale e la sede della polizia del governo pontificio. Da tale ultima destinazione del palazzo trae origine il termine dialettale "La madama", talvolta usato ancora oggi (a Roma e non solo) per definire le forze dell'ordine.
Nel
1849 Pio IX vi trasferì il Ministero delle Finanze e del Debito Pubblico (senza escluderne la direzione del Lotto: l'estrazione dei numeri aveva luogo sulla loggia esterna), nonché le Poste Pontificie. In quell'occasione vennero intrapresi diversi lavori di restauro e, nel febbraio del 1853, si tenne la cerimonia di inaugurazione dei nuovi uffici. Ma la storia dello Stato della Chiesa volgeva ormai al tramonto e di lì a poco meno di un ventennio il Palazzo avrebbe ospitato il Senato del Regno d'Italia.

Il nome


Nell'immaginario popolare la storia delle donne i cui soprannomi sono valsi a designare i due palazzi di
Roma e Torino si intreccia e confonde, tanto da aver fatto talora credere all'esistenza di un'unica 'Madama' per le due città. Come si è visto, si tratta in realtà di due distinte figure, che incarnano epoche e realtà profondamente diverse: da un lato, la Madama di Roma Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V, che riporta alla memoria il Rinascimento, l'influenza dei Medici e i legami di quella famiglia col papato e l'impero; dall'altro, la Madama di Torino Cristina di Francia, che incarna il periodo in cui, circa un secolo dopo, il ducato di Savoia visse una fase di stretta soggezione alla Francia.

Montecitorio

Palazzo Montecitorio è l'edificio romano in cui ha sede la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana.

Storia



La modesta altura sulla quale fu costruito Palazzo Montecitorio è stata generata da una discarica di materiali di epoca medievale. La zona, controllata dai Colonna, dopo le lotte baronali fu adattata ad orti e giardini fino a quando, nel 1650, i Ludovisi diedero incarico a Bernini di realizzare la propria residenza.




L'architetto, straordinario interprete della vera essenza del Barocco romano, realizzò un edificio che, sia nella struttura che nelle decorazioni, si adatta alla morfologia del territorio. La facciata del palazzo, lievemente curva, segue l'andamento della collina artificiale e gli elementi di pietra appena sbozzata, dai quali fuoriescono foglie e rametti spezzati, simulano un edificio costruito nella viva roccia. L'artista ingaggia una sfida con la natura, cerca di sfruttarla, piegarla alle proprie necessità, seppure consapevole di non poterla dominare. I lavori, interrotti bruscamente a causa delle difficoltà economiche dei Ludovisi, furono ripresi e portati a termine trent'anni dopo, per volere di Papa Innocenzo XII che destinò l'edificio al massimo organismo dell'amministrazione della giustizia: la Curia Pontificia. Il triplice portale è sormontato da una vela con l'orologio, corredata di tre campane, la più grande delle quali scandiva l'orario di scuole ed uffici pubblici. Palazzo Montecitorio, acquisito dallo Stato italiano e destinato ad ospitare la Camera dei Deputati.
Nel 1919 dall'architetto palermitano Ernesto Basile (esponente dello Stile Liberty) provvide all'opera di adeguamento del palazzo berniniano alle necessità della nuova destinazione con grossi interventi di ampliamento e ristrutturazione con l'aggiunta del nuovo edificio verso Piazza del Parlamento. A lui si deve il salone Transatlantico (aula del parlamento), lungo ed imponente, centro informale della vita politica italiana, che il Basile progettò con uno straordinario lucernario a ventaglio in stile liberty.

Villa Emo




Villa Emo è una villa veneta realizzata nei pressi di Fanzolo, a Vedelago, in provincia di Treviso, dall'architetto Andrea Palladio. L'opera, costruita probabilmente a partire dal 1558, fu commissionata dalla famiglia Emo di Venezia. Fino al 2004 è rimasta nelle disponibilità della famiglia Emo.
È una delle più compiute
ville palladiane, costruita quando Palladio realizzava edifici simili già da venti anni. Nella progettazione della villa sono state utilizzate le stesse proporzioni matematiche, sia in elevazione che nelle dimensioni delle stanze, impiegate da Palladio per il resto della sua opera.
La villa è incorniciata da due colonnati al termine dei quali si trovavano originariamente le strutture per le attività agricole, secondo un progetto di villa di lavoro come quello di
Villa Badoer e altri progetti palladiani. L'ingresso si trova al termine di un lungo sentiero di grandi pietre squadrate. Gli esterni sono semplici, privi di decorazioni, mentre gli interni sono riccamente decorati con affreschi di Giovanni Battista Zelotti, autore di opere simili in altre ville palladiane.

Il progetto di Palladio

Il progetto di Villa Emo inserito ne I quattro libri dell'architettura di Palladio (1570) corrisponde esattamente alla sua realizzazione effettiva e nel descriverla i commenti dell'architetto sono molto brevi, a differenza di quanto abbia fatto in altre circostanze.
La villa palladiana quale esito di una nuova tipologia, dove le necessità pratiche della vita agricola sono tradotte in forme inedite e in un linguaggio nuovo ispirato all’architettura antica, ha senza dubbio un punto di approdo definitivo in quest'opera. Gli edifici funzionali alla conduzione delle campagne, che nella villa
quattrocentesca sono casualmente disposti intorno all’aia, in villa Emo raggiungono una sintesi architettonica mai vista prima, che riunisce in un’unità lineare casa dominicale, barchesse e colombare.
La datazione della fabbrica è controversa, ma dovrebbe fissarsi al
1558, dopo villa Barbaro e villa Badoer, con le quali condivide l’impostazione generale.


Ormai accettato dalle grandi famiglie
aristocratiche veneziane, Palladio costruisce la villa per Leonardo Emo, la cui famiglia possedeva proprietà a Fanzolo dalla metà del Quattrocento. La zona era attraversata dall’antica via Postumia, e la trama dei campi seguiva la griglia della centuriazione romana. La villa è orientata secondo tale trama antica, come si può ben cogliere dagli ingressi all’edificio, allineati in una lunghissima prospettiva.
La composizione del complesso à gerarchica, dominata dall’emergenza della casa del padrone, innalzata su un
basamento e collegata al suolo da una lunga rampa di pietra; ai fianchi due ali rettilinee e simmetriche di barchesse sono concluse da altrettante torri colombare. Il purismo del disegno è sorprendente quanto calibrato: basti guardare come le colonne estreme della loggia sono assorbite dal muro per 1/4 del loro diametro e graduano il passaggio dalla cavità in ombra alle pareti in piena luce. L’ordine scelto è il dorico, il più semplice, e persino le finestre sono prive di cornici.
Alla logica
stereometrica degli esterni corrisponde una decorazione interna straordinaria, opera del pittore Giovanni Battista Zelotti, che era già intervenuto nei cantieri palladiani di villa Godi e della Malcontenta.

La Casa sulla Cascata


La Casa sulla cascata è il nome italiano con cui è più nota Fallingwater, o Casa Kaufmann dal nome del suo proprietario, una villa progettata e realizzata a Bear Run in Pennsylvania (Stati Uniti d'America) dall'architetto Frank Lloyd Wright e considerata uno dei capolavori dell'architettura moderna.
Quest'architettura (definita dal suo autore "
architettura organica") promuove un'armonia tra l'uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali (costruzioni, arredi, ecc.) e naturali dell'intorno ambientale del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo architettonico. Wright in FallingWater adopera per raggiungere la sua architettura organica non solo i materiali del luogo, come la pietra, ma anche e soprattutto una moderna tecnologia espressiva, che nonostante la sua apparente dirompenza si integra meravigliosamente con i suoi volumi nello spazio del luogo.

Storia dell’edificioFallingwater nasce da un progetto del 1935 per Edgar J. Kaufmann, un ricco e sosfisticato commerciante di Pittsburgh. La sua costruzione, iniziata nel 1936, termina nel 1939. Frank Lloyd Wright è ispirato dalla famiglia Kaufmann che è affascinata da una cascata su un ruscello chiamato Bear Run che corre sui boschi montuosi dell’ovest della Pennsylvania. Così realizza una serie di piani a terrazza a sbalzo e sovrapposte, che si richiamano alla stratificazione delle rocce del sito e che aggettano audacemente sopra la cascata creando un eccezionale effetto scenico. La pietra nativa si fonde con le strutture in cemento armato color beige (originariamente color albicocca chiaro) che si amalgamano come in un unico impasto; così che la costruzione non può essere immaginata in nessun altro luogo se non in questo.
La famiglia Kaufmann usa l’abitazione come casa di vacanza sino agli
anni cinquanta, donandola nel 1963 al Western Pennsylvania Conservancy, che la fa diventare una casa museo aperta al pubblico con migliaia di visitatori ogni anno. L’abitazione conserva intatto quasi tutto l’arredamento disegnato da Wright e numerosi oggetti d’arte di famosi artisti dell’epoca, oltre a tappezzerie e libri originali.
Nel
1991 L’American Institute of Architects ha dichiarato Fallingwater come "la migliore opera architettonica americana di tutti i tempi." Frank Lloyd Wright definisce così l’opera alla Associazione Taliesin il 1° maggio 1955: “Fallingwater è una grande benedizione - una di quelle grandi azioni umane che possono essere sperimentate qui sulla terra, non penso che niente ancora abbia mai uguagliato la coordinazione, la sintonia espressiva di un grande principio di armonia dove la foresta, il ruscello, la roccia e tutti gli elementi strutturali sono così quietamente combinati tanto che tu puoi realmente ascoltare non altri rumori se non la musica del ruscello che scorre. Ma se tu ascolti il suono di Fallingwater tu ascolti la quiete della campagna...”

Composizione architettonica della costruzione


Fallingwater (La casa sulla cascata) (1936), Pennsylvania
Al piano principale ed al lato del
camino, poggiante su un macigno e fulcro della composizione, è il grande soggiorno aperto verso sud e fiancheggiato da due terrazze; sul suo angolo ad est è l'ingresso al quale segue la scala che porta ai piani superiori.
La zona giorno occupa il lato nord dell'edificio; dal soggiorno con una scala si scende al basamento dell'edificio, dove dall'acqua della cascata emergono sagomati sostegni di cemento ed altri elementi portanti, formati da blocchi di pietra locale. I tre piani della casa si arretrano gradualmente dal corpo roccioso centrale, il succedersi dei piani equivale ad un continuo incrociarsi di un volume sull'altro. La logica compositiva si basa sul saldo rapporto con l'ambiente circostante: la dismissia dei corpi e lo slittamento dei volumi riflettono e al contempo si adeguano ed esaltano l'organico "disordine" proprio della natura del luogo.


Problemi strutturali
La casa ha avuto problemi strutturali sin dall’inizio. Durante la costruzione Wright ebbe numerosi contrasti con gli ingegneri della MetzgerRichardson, che seguivano i problemi costruttivi. A struttura ultimata Wright, per convincere l'impresario costruttore a smontare i casseri, dovette posizionarsi proprio sotto la terrazza più grande mentre gli operai toglievano i casseri e i puntelli. Al momento ebbe ragione il grande maestro e non accadde niente, ma di lì a poco i primi cedimenti cominciarono a manifestarsi, e la struttura si fessurò con inevitabili infiltrazioni d'acqua all'interno dell'edificio. Tanto che Mr. Kaufmann chiamava Fallingwater “l’ edificio dai sette secchi”. Gli ulteriori rinforzi in acciaio nella struttura richiesti dagli ingegneri dell’impresario erano ben motivati, ma trovarono l’opposizione di Wright, alimentata anche dal fatto che la tecnica del cemento armato non era all’epoca ancora ben conosciuta. Mancava, infatti, alle terrazze una leggera contropendenza, com´è in uso nel costruire corrente di oggi, che servisse a compensare la loro deformazione al disarmo; e non si erano accertati ancora gli effetti del fluage: una modificazione nel tempo del calcestruzzo che, benché abbia un aspetto massiccio, genera deformazioni di tipo viscoso che vanno incrementandosi nel corso degli anni. Tutti questi motivi hanno originato un abbassamento di uno degli angoli delle terrazze di addirittura 18 centimetri.
Nel
1996 Western Pennsylvania Conservancy, oggi proprietaria dell’immobile, ha iniziato un intenso programma di restauro di Fallingwater, affidato allo studio Robert Silman Associates di Washington. Dopo un’approfondita analisi, è stato inserito dell'acciaio nelle parti stutturali principali, con la tecnica del post-tensionamento del calcestruzzo; e questo settanta anni dopo la sua maturazione. Oggi i pericoli di crolli sono stati definitivamente scongiurati, e per ciò che concerne il dislivello della terrazza sopraccennato l’ingegnere John Matteo, che ha seguito i recenti lavori di consolidamento ha dichiarato: “abbiamo preferito non modificare la geometria attuale e conservare i segni della storia strutturale dell'edificio, come nel caso della Torre di Pisa”.