
Occupata di solito da un'unica famiglia, era la casa urbana delle persone più benestanti. Generalmente costituita dal solo pianterreno, mancava di un prospetto esterno poiché sul lato della strada non si aprivano né finestre né balconi. Gli ambienti erano numerosi e destinati ognuno ad un uso preciso. L'ostium era l'ingresso principale attraverso il quale si accedeva ad un corridoio detto vestibulum a metà del quale si apriva la vera e propria porta di casa; la ianua. A un lato dell'ostium si trovava la stanza del portinaio; cella ostiarii, oppure alcune botteghe; tabernae, che erano comunicanti con la casa e si aprivano sulla strada. Il vestibulum delle case più ricche era molto vasto ed ornato di colonne e di statue. Quello era il luogo preposto ad accogliere i clientes per la salutatio matutina in cambio della quale ricevevano un invito a pranzo o la borsa delle vivande, la sportula. La ianua era formata da una soglia; limen, dagli stipiti; postes, sui quali era posato una architrave di marmo; epistylium, sotto al quale si apriva la porta; fores, a due ante; valvae. Da qui si entrava in un altro corridoio; fauces, che conduceva nella stanza principale della casa; l'atrium. Oltre a quest'ingresso ce n'era uno di servizio; posticum, che da un vicolo laterale alla casa accedeva direttamente al peristylium. Nell'atrium, di fronte all'entrata, era sistemato il lectus genialis, in ricordo dei tempi in cui quest'ambiente era considerato il cuore della casa perché vi si accendeva il focolare domestico ed era insieme stanza da lavoro, di ricevimento e camera nuziale. Con lo sviluppo degli ambienti posteriori della casa, l'atrio rimase un'anticamera grandiosa e sontuosamente arredata dove erano conservate le immagini di cera degli antenati; imagines, i Lares, déi protettori della casa, in una cappelletta detta lararium, la cassaforte domestica; arca, e talvolta anche un ritratto marmoreo del pater familias. Un tavolinetto di marmo; cartibulum, addossato al muro costituiva il ricordo dell'antico focolare.
Una tipica domus romana
L'atrio era normalmente quadrato e al suo centro si trovava l'impluvium dove erano raccolte le acque piovane da un apertura del tetto; compluvium, inclinata verso l'interno. Quest'acqua era poi convogliata in una cisterna sotterranea. Nella parete dell'atrio direttamente di fronte all'ingresso si apriva una grande stanza detta tablinum. Aveva gli angoli delle pareti foggiate a pilastri e un'ampia finestra prospiciente il peristylium da cui riceveva luce ed aria. Questa era la stanza-studio del padrone di casa dove erano conservati gli archivi di famiglia. Ai lati sinistro e destro dell'atrio si aprivano le alae, costituite da ambienti il cui uso era vario, ma nella maggioranza dei casi erano destinate a stanze da letto; cubicola. Attraverso un corridoio chiamato andron, dall'atrio si raggiungeva al pristylium, la parte più interna e spettacolare della casa. Esso consisteva in un giardino in cui crescevano con ordine ed armonia erbe e fiori, circondato su ogni lato da un portico, generalmente a due piani, sostenuto da colonne: lo arricchivano numerose opere d'arte e ornamenti marmorei. Nel peristilio si aprivano due stanze grandi e lussuose: l'exhedra e l'oecus. La prima era una grande stanza affrescata utile per ricevimenti e cene; l'altra era il triclinio più grande della casa dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo. Anche i cubicola padronali davano sul peristilio, erano più ampi e luminosi di quelli che si trovavano nelle ali dell'atrio ed erano decorati in un modo preciso: il mosaico sul pavimento era bianco con semplici ornamenti, le pitture alle pareti erano diverse per stile e colore da quelle del resto della casa e il soffitto sopra il letto era sempre a volta. Nell'epoca imperiale, dopo esser venuti a contatto con i più raffinati Greci, i Romani dotarono la casa di una sala riservata esclusivamente al pranzo, ma nei tempi più antichi si banchettava nell'atrio o nel tablino. La sala da pranzo vera e propria; triclinum, era una stanza vasta e sontuosa che dava sul peristilio ed era fornita di letti triclinari su cui trovavano posto tre persone (da qui il nome della sala) su ognuno, sdraiate sul lato sinistro col gomito appoggiato ad un cuscino; i letti erano chiamati tori o triclinia. Dalla sontuosità dei banchetti si potrebbe pensare che la cucina; culina, della casa fosse sullo stile di quelle medievali, invece era il locale più piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso dal fumo che usciva da un buco sul soffitto perché non c'era camino. Annesso alla cucina c'era il balneus, riservato alla famiglia padronale e le cellae servorum.
Una tipica domus romana
L'atrio era normalmente quadrato e al suo centro si trovava l'impluvium dove erano raccolte le acque piovane da un apertura del tetto; compluvium, inclinata verso l'interno. Quest'acqua era poi convogliata in una cisterna sotterranea. Nella parete dell'atrio direttamente di fronte all'ingresso si apriva una grande stanza detta tablinum. Aveva gli angoli delle pareti foggiate a pilastri e un'ampia finestra prospiciente il peristylium da cui riceveva luce ed aria. Questa era la stanza-studio del padrone di casa dove erano conservati gli archivi di famiglia. Ai lati sinistro e destro dell'atrio si aprivano le alae, costituite da ambienti il cui uso era vario, ma nella maggioranza dei casi erano destinate a stanze da letto; cubicola. Attraverso un corridoio chiamato andron, dall'atrio si raggiungeva al pristylium, la parte più interna e spettacolare della casa. Esso consisteva in un giardino in cui crescevano con ordine ed armonia erbe e fiori, circondato su ogni lato da un portico, generalmente a due piani, sostenuto da colonne: lo arricchivano numerose opere d'arte e ornamenti marmorei. Nel peristilio si aprivano due stanze grandi e lussuose: l'exhedra e l'oecus. La prima era una grande stanza affrescata utile per ricevimenti e cene; l'altra era il triclinio più grande della casa dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo. Anche i cubicola padronali davano sul peristilio, erano più ampi e luminosi di quelli che si trovavano nelle ali dell'atrio ed erano decorati in un modo preciso: il mosaico sul pavimento era bianco con semplici ornamenti, le pitture alle pareti erano diverse per stile e colore da quelle del resto della casa e il soffitto sopra il letto era sempre a volta. Nell'epoca imperiale, dopo esser venuti a contatto con i più raffinati Greci, i Romani dotarono la casa di una sala riservata esclusivamente al pranzo, ma nei tempi più antichi si banchettava nell'atrio o nel tablino. La sala da pranzo vera e propria; triclinum, era una stanza vasta e sontuosa che dava sul peristilio ed era fornita di letti triclinari su cui trovavano posto tre persone (da qui il nome della sala) su ognuno, sdraiate sul lato sinistro col gomito appoggiato ad un cuscino; i letti erano chiamati tori o triclinia. Dalla sontuosità dei banchetti si potrebbe pensare che la cucina; culina, della casa fosse sullo stile di quelle medievali, invece era il locale più piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso dal fumo che usciva da un buco sul soffitto perché non c'era camino. Annesso alla cucina c'era il balneus, riservato alla famiglia padronale e le cellae servorum.
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