Villa Emo




Villa Emo è una villa veneta realizzata nei pressi di Fanzolo, a Vedelago, in provincia di Treviso, dall'architetto Andrea Palladio. L'opera, costruita probabilmente a partire dal 1558, fu commissionata dalla famiglia Emo di Venezia. Fino al 2004 è rimasta nelle disponibilità della famiglia Emo.
È una delle più compiute
ville palladiane, costruita quando Palladio realizzava edifici simili già da venti anni. Nella progettazione della villa sono state utilizzate le stesse proporzioni matematiche, sia in elevazione che nelle dimensioni delle stanze, impiegate da Palladio per il resto della sua opera.
La villa è incorniciata da due colonnati al termine dei quali si trovavano originariamente le strutture per le attività agricole, secondo un progetto di villa di lavoro come quello di
Villa Badoer e altri progetti palladiani. L'ingresso si trova al termine di un lungo sentiero di grandi pietre squadrate. Gli esterni sono semplici, privi di decorazioni, mentre gli interni sono riccamente decorati con affreschi di Giovanni Battista Zelotti, autore di opere simili in altre ville palladiane.

Il progetto di Palladio

Il progetto di Villa Emo inserito ne I quattro libri dell'architettura di Palladio (1570) corrisponde esattamente alla sua realizzazione effettiva e nel descriverla i commenti dell'architetto sono molto brevi, a differenza di quanto abbia fatto in altre circostanze.
La villa palladiana quale esito di una nuova tipologia, dove le necessità pratiche della vita agricola sono tradotte in forme inedite e in un linguaggio nuovo ispirato all’architettura antica, ha senza dubbio un punto di approdo definitivo in quest'opera. Gli edifici funzionali alla conduzione delle campagne, che nella villa
quattrocentesca sono casualmente disposti intorno all’aia, in villa Emo raggiungono una sintesi architettonica mai vista prima, che riunisce in un’unità lineare casa dominicale, barchesse e colombare.
La datazione della fabbrica è controversa, ma dovrebbe fissarsi al
1558, dopo villa Barbaro e villa Badoer, con le quali condivide l’impostazione generale.


Ormai accettato dalle grandi famiglie
aristocratiche veneziane, Palladio costruisce la villa per Leonardo Emo, la cui famiglia possedeva proprietà a Fanzolo dalla metà del Quattrocento. La zona era attraversata dall’antica via Postumia, e la trama dei campi seguiva la griglia della centuriazione romana. La villa è orientata secondo tale trama antica, come si può ben cogliere dagli ingressi all’edificio, allineati in una lunghissima prospettiva.
La composizione del complesso à gerarchica, dominata dall’emergenza della casa del padrone, innalzata su un
basamento e collegata al suolo da una lunga rampa di pietra; ai fianchi due ali rettilinee e simmetriche di barchesse sono concluse da altrettante torri colombare. Il purismo del disegno è sorprendente quanto calibrato: basti guardare come le colonne estreme della loggia sono assorbite dal muro per 1/4 del loro diametro e graduano il passaggio dalla cavità in ombra alle pareti in piena luce. L’ordine scelto è il dorico, il più semplice, e persino le finestre sono prive di cornici.
Alla logica
stereometrica degli esterni corrisponde una decorazione interna straordinaria, opera del pittore Giovanni Battista Zelotti, che era già intervenuto nei cantieri palladiani di villa Godi e della Malcontenta.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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